'L'isola delle donne
Maria Carolina Damiani Tamajo
(Palermo 1869-1911)
La pittrice Maria Carolina Damiani Tamajo si forma in un ambiente artistico e culturale ideale
e stimolante essendo figlia dell’architetto Giuseppe Damiani Almeyda (Capua 1834-Palermo
1911) e della poetessa Eleonora Mancinelli Arnoldi, figlia, a sua volta, del pittore Giuseppe
(Napoli 1813-Castrocielo 1875), importante esponente, insieme a Gustavo, della famiglia di
artisti partenopei Mancinelli. Un ritratto di Eleonora Mancinelli realizzato dal padre Giuseppe è
conservato presso una collezione privata di Palermo; la scrittrice realizzerà uno studio
biografico sulla figura del padre edito nel 1908.
Eleonora Mancinelli conosce il futuro marito Giuseppe all’epoca in cui questi è allievo del
padre. Dopo il matrimonio, avvenuto a Napoli nel 1868, si trasferisce a Palermo dove dà alla
luce otto figli. Maria Carolina eredita il suo nome dalla nonna materna che era stata così
chiamata in onore della regina Maria Carolina moglie di Ferdinando di Borbone; don Nicola
Almeyda era maestro di caccia del re; tuttavia era chiamata affettuosamente “Nennella” come
si riscontra nelle lettere della sorella scrittrice e pittrice Angelina Lanza. Oltre alla passione
per le arti figurative, Maria Carolina condivide con le sorelle l’amore per la musica; suona,
infatti, l’arpa e il pianoforte. In casa Damiani avevano luogo i famosi «venerdì musicali» per
parenti e amici della cerchia culturale del padre, durante i quali Maria Carolina si esibisce con
le sorelle Angelina, violoncellista e con Giulietta violinista.
Secondo gli usi delle classi più agiate l’educazione delle sorelle Damiani è caratterizzata dalla
costante presenza di precettori privati, che le seguono nello studio della musica, delle lettere,
delle arti figurative e del ricamo. Giulietta, in particolare, apprende dal padre le tecniche
dell’acquerello (la cosiddetta «miniatura a striscio») e della lavorazione della creta,
diventando esperta nella lavorazione di figure per presepe, seguendo la tecnica del trapanese
Giovanni Matera famoso nella realizzazione di statuine in legno, tela e colla. Maria Carolina
sposa l’ingegnere Francesco Tamajo e dà alla luce quattro figli: Elena – che diventerà
direttrice della Biblioteca Nazionale - Bice, Michele ed Eleonora; muore prematuramente nel
1911, lo stesso anno della morte del padre che aveva assistito,con grande dedizione, durante
la lunga malattia.
Presso una collezione privata di Palermo è conservato un suo ritratto da bambina dello zio
Gustavo Mancinelli che la raffigura, mentre trasporta un’anfora, con un velo e degli orecchini
che richiamano la cultura zingaresca.
Di Maria Carolina si conserva una cospicua quantità di tele acquerelli, ma anche ricami,
testimonianza di una tradizione che pone l’accento sugli affetti e l’intimità domestica, spesso
unica espressione dell’universo femminile. D’altronde i primi componimenti poetici della
madre Eleonora erano rivolti alla contemplazione di un universo intimista essenzialmente
legato ai ritmi della vita familiare. Bisogna, infatti, considerare che alle ragazze della buona
borghesia e dell’aristocrazia venivano quasi sempre insegnate le virtù del ricamo e della
«prudenza».
La maggior parte delle opere della Damiani sono conservate presso collezioni private e presso
gli eredi come la grande quantità di acquerelli, dai meravigliosi colori, raffiguranti Taormina e
Isolabella.
Giuseppe Damiani Almeyda portò, infatti, la famiglia in vacanza nella deliziosa cittadina della
Sicilia orientale, in seguito alla lauta somma di denaro con cui gli era stato pagato il dipinto
raffigurante il Tempio di Segesta, oggi esposto alla Civica Galleria d’Arte Moderna “Empedocle
Restivo”di Palermo. La maggior parte degli acquerelli su carta che Maria Carolina realizza a
Taormina recano la data del 1892 e la firma; probabilmente la pittrice vi tornò altre volte
poiché abbiamo dipinti datati fino al 1900.
Molto interessanti sono anche le numerose lettere private che Maria Carolina invia alle sorelle
e alla nonna materna, molto spesso decorate con disegni floreali.
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Dopo il 1900 l’artista si dedica prevalentemente alla famiglia, anche se nel 1910 realizza un
olio su tela raffigurante una Madonna in trono con Bambino.
Dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione da parte di Pio IX, l’8 dicembre
del 1854, si assiste, anche nelle arti figurative ad un ritorno alla rappresentazione di temi
religiosi.
Questo dipinto riprende il tema tradizionale della Madonna con il Bambino seduta su un trono.
La veste di Maria è di colore rosso, simbolo della passione di Cristo e dello Spirito Santo e del
suo dono d’amore; il manto è blu, colore della trascendenza; il velo è, invece, bianco colore
simbolo da sempre di purezza e castità, vicino alla luce stessa. Il trono è realizzato in modo
che sembra aprirsi verso lo spettatore accompagnandolo in un abbraccio, inoltre il drappo in
alto a destra è un chiaro riferimento alla teatralità tipica dell’arte barocca.
Questo dipinto è, probabilmente, una copia da un soggetto non identificato ma probabilmente
risalente al Seicento.
Marina La Barbera
In: 'Archivio Biografico Comunale della Città di Palermo"