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La-spoon-river-delle-siciliane-martiri-e-madri-dell'8-marzo

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/05/04/la-spoon-river-delle-siciliane-martiri-e-madri-dell8-marzoPalermo08.html?ref=search

 

AMELIA CRISANTINO

VENTICINQUE MARZO 1911 a New York, le cinque del pomeriggio a Washington Place. Fra l'ottavo e il decimo piano, dove ha sede una fabbrica di camicette, un violento incendio ha trasformato gli stanzoni chiusi a chiave in una trappola. Lì lavorano giovani immigrate russe o italiane: ragazze che muoiono soffocate dal fumo o schiacciate per le scale, a decine si lanciano dalle finestre con i vestiti già in fiamme. Alla fine si contano centoventisei vittime: trentotto di loro provenivano dall'Italia, ventiquattro erano di origine siciliana. La tragedia si riflette nella festa della donna dell'8 marzo, ma in realtà è stata dimenticata. Ed è con gesto emotivamente empatico che Ester Rizzo ha cercato le storie di quelle ragazze raccogliendole in un piccolo libro molto denso, Camicette bianche. Oltre l' 8 marzo (Navarra editore, 119 pagine, 10 euro) che idealmente ripercorre i loro passi. Prima di confezionare camicette le ragazze avevano affrontato settimane di navigazione, erano approdate in qualche vicolo di Little Italy. Ma è in Sicilia che Ester Rizzo comincia a cercarne le tracce. Va nei paesi, parla con lontani parenti, trova i nomi nei registri dell'anagrafe, per quanto possibile ricostruisce le condizioni di vita di ogni famiglia e riporta gli abitanti delle città decimate dall'emigrazione: nel 1901 Sambuca aveva 10.345 abitanti, adesso sono seimila; Bisacquino ne aveva 10.330, ora sono dimezzati; a Casteldaccia erano in 40 mila, sono rimasti in 11.300; a Sperlinga erano 2.203, oggi sono meno di mille. In tanti aiutano le sue ricerche, dietro ogni nome si ricompone il volto di giovani donne coraggiose. Come Clotilde Terranova, che da Licata era arrivata a New York nel 1907 e avrebbe dovuto sposarsi tre settimane dopo quel tragico incendio. Lucia e Rosaria Maltese venivano da Marsala: furono identificate dal padre, erano morte abbracciate nello stanzino in cui s'erano rifugiate; Lucia aveva venti anni e Rosaria quattordici, era la vittima più giovane. Con loro c'era stata anche Caterina, la loro mamma che di anni ne aveva solo quaranta, il cui corpo rimase completamente bruciato. Da Bisacquino era arrivata Maria Anna Colletti, figlia di un carrettiere: morì per asfissia, la madre denunciò che le erano stati rubati i 1.200 dollari cuciti nell'orlo della gonna perché non si fidava delle banche. Caterina Bona era arrivata da Sambuca, aveva due figli piccoli. Da Cerda proveniva Giuseppina del Castillo, partita analfabeta ma che in America era diventata capo operaia e s'era ribattezzata Josie. Le storie sono tutte toccanti nella loro essenzialità: i dati dell'anagrafe, la famiglia e il paese d'origine racchiudono una Spoon River di piccoli sogni. E c'è anche chi ha segnato una via diversa come Provvidenza Bucalo di Casteldaccia, partita per l'America dieci anni prima con la figlia Angela di dieci anni e la piccola Letizia di sette mesi; il marito e altri quattro figli l'avrebbero raggiunta dopo cinque anni: la sua storia è fuori dai canoni sull'emigrazione siciliana, dove sempre il marito va via per primo. Ricorda le tante donne che, negli anni '80 del secolo scorso, venivano a Palermo dalle Filippine o da Capo Verde a fare da apripista per tutta la famiglia. Donne lontane nello spazio e nel tempo, ma in fondo sorelle. © RIPRODUZIONE RISERVATA Clotilde Terranova veniva da Licata e avrebbe dovuto sposarsi tre settimane dopo l'incendio A Maria Colletti di Bisacquino morta per asfissia rubarono i 1.200 dollari cuciti nell'orlo della gonna

 

De la causa principio et uno

Giordano Bruno

Torno a scongiurarvi tutti in generale, e in particulare te, severo supercilioso e salvaticissimo maestro Poliinnio, che dismettiate quella rabbia contumace e quell’odio tanto criminale contra il nobilissimo sesso femenile; e non ne turbate quanto ha di bello il mondo, e il cielo con suoi tanti occhi scorge.

Ritornate, ritornate a voi, e richiamate l’ingegno, per cui veggiate che questo vostro livore non è altro che mania espressa e frenetico furore. Chi è più insensato e stupido, che quello che non vede la luce? Qual pazzia può esser più abietta, che per raggion di sesso, esser nemico all'istessa natura, come quel barbaro re di Sarza, che, per aver imparato da voi, disse:

Natura non può far cosa perfetta

Poi che natura femina vien detta.

 Considerate alquanto il vero, alzate l'occhio a l'albore de la scienza del bene e il male, vedete la contrarietà ed opposizione ch'è tra l'uno e l'altro. Mirate chi sono i maschi, chi sono le femine.Qua scorgete per suggetto il corpo, ch'è vostro amico, maschio, là l'anima che è vostra nemica, femina. Qua il maschio caos, là la femina disposizione; qua il sonno, là la vigilia; qua il letargo, là la memoria; qua l'odio, là l'amicizia; qua il timore, là la sicurtà; qua il rigore, là la gentilezza; qua il scandalo, là la pace; qua il furore, là la quiete; qua l'errore, là la verità; qua il difetto, là la perfezione; qua l'inferno, là la felicità; qua Poliinnio pedante, là Poliinnia musa. E finalmente tutti vizii, mancamenti e delitti son maschi; e tutte le virtudi, eccellenze e bontadi son femine. Quindi la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza, la bellezza, la maestà, la dignità, la divinità, cossì si nominano, cossì s'imaginano, cossì si descriveno, cossì si pingono, cossì sono. E per uscir da queste raggioni teoriche, nozionali e grammaticali, convenienti al vostro argumento, e venire alle naturali, reali e prattiche: non ti deve bastar questo solo essempio a ligarti la lingua, e turarti la bocca, che ti farà confuso con quanti altri sono tuoi compagni, se ti dovesse mandare a ritrovare un maschio megliore o simile a questa Diva Elizabetta, che regna in Inghilterra; la quale, per esser tanto dotata, esaltata, faurita, difesa e mantenuta da' cieli, in vano si forzaranno di desmetterla l'altrui paroli o forze? A questa dama, dico, di cui non è chi sia più degno in tutto il regno, non è chi sia più eroico tra' nobili, non è chi sia più dotto tra' togati, non è chi sia più saggio tra' consulari? In comparazion de la quale, tanto per la corporal beltade, tanto per la cognizion de lingue da volgari e dotti, tanto per la notizia de le scienze ed arti, tanto per la prudenza nel governare, tanto per la felicitade di grande e lunga autoritade, quanto per tutte l'altre virtudi civili e naturali, vilissime sono le Sofonisbe, le Faustine, le Semirami, le Didoni, le Cleopatre ed altre tutte, de quali gloriar si possano l'Italia, la Grecia, l'Egitto e altre parti de l'Europa ed Asia per gli passati tempi? Testimoni mi sono gli effetti e il fortunato successo, che non senza nobil maraviglia rimira il secolo presente; quando nel dorso de l'Europa, correndo irato il Tevere, minaccioso il Po, violento il Rodano, sanguinosa la Senna, turbida la Garonna, rabbioso l'Ebro, furibondo il Tago, travagliata la Mosa, inquieto il Danubio; ella col splendor degli occhi suoi, per cinque lustri e più s'ha fatto tranquilla il grande Oceano, che col continuo reflusso e flusso lieto e quieto accoglie nell'ampio seno il suo diletto Tamesi; il quale, fuor d'ogni tema e noia, sicuro e gaio si spasseggia, mentre serpe e riserpe per l'erbose sponde. 

Sono un paragrafo. Clicca qui per aggiungere il tuo testo e modificami. Sono un posto ideale per raccontare una storia e condividerla con i tuoi utenti.

GRAND ÉCRAN : LES SUFFRAGETTES, NI PAILLASSONS, NI PROSTITUÉES - INTERVIEW DE LA RÉALISATRICE

September 30, 2013

I

Emilie Aubry vous propose de visionner le documentaire : « Les suffragettes, ni paillassons, ni prostituées » - Un documentaire de Michèle DOMINICI (52 minutes), suivi d’un débat : "Le féminisme en 2013, continuons le combat ?"

C’est l’histoire d’une révolution passée sous silence, d’une lutte acharnée afin d’obtenir l’impensable à l’époque : le droit de voter. De la fin du XIXe siècle à 1928, celles que l’on a surnommées « les suffragettes » ont fait passer le Royaume-Uni du vote censitaire au suffrage universel, en redéfinissant totalement la notion de citoyenneté. Ce documentaire propose de suivre le combat de cinq de ces femmes qui ont consacré leur vie à cette lutte acharnée, les unes prônant la désobéissance civile ou le lobbying auprès des députés et des Lords, les autres faisant le choix de l’action violente, jusqu’à la prison, et même la mort. Quel que soit le choix des armes, le combat contre le gouvernement fut sans merci. Grâce à leur détermination farouche, un sens politique aigu et des stratégies d’une grande modernité, elles ont finalement remporté cette bataille… pour l’égalité et la justice. Suivi d’un débat : « Le féminisme en 2013, continuons le combat ?  » - présenté par Emilie AUBRY (26’), en présence de Najat VALLAUD-BELKACEM et de la réalisatrice

En invitée pour cette première partie de Grand écran : Michèle Dominici, réalisatrice du documentaire. A voir, la seconde partie de l’émission, après le documentaire.

Avec la collaboration de : Patrice TRAPIER (Le Journal du Dimanche).

La vie politique et ses mécanismes, les événements et les personnages historiques, la géopolitique et ses enjeux… l’exploration du pouvoir inspire les réalisateurs. Chaque semaine, Emilie Aubry projette sur GRAND ÉCRAN un film ou un documentaire et décrypte le message délivré en filigrane, en présence de son auteur et d’invités. À partir du zoom actu présenté par Patrice Trapier, députés, historiens, journalistes, personnalités politiques ou de la société civile se lancent dans le débat à l’issue de la projection à la manière des « Dossiers de l’Écran ». Ensemble, ils analysent la thématique centrale et prolongent cet te dernière séance.

http://www.lcp.fr/emissions/grand-ecran/vod/152027-les-suffragettes-ni-paillassons-ni-prostituees-interview-de-la-realisatrice

E' morta Teresa Mattei

March 15, 2013

http://it.wikipedia.org/wiki/Teresa_Mattei

​

​Teresa Mattei
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Teresa Mattei, detta Teresita (Genova, 1º febbraio 1921 – Lari, 12 marzo 2013), è stata una partigiana e politica italiana.
Combattente nella formazione garibaldina Fronte della Gioventù (con la qualifica di Comandante di Compagnia), fu la più giovane eletta all'Assemblea Costituente, dove assunse l'incarico di segretaria nell'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea Costituente. Dirigente nazionale dell'Unione Donne Italiane, è stata l'inventrice dell'uso della mimosa per l'otto marzo:[1] l'idea le venne quando seppe che Luigi Longo intendeva regalare alle donne per quel giorno delle violette; Mattei intervenne suggerendo un fiore più povero e diffuso nelle campagne
Iscritta al Partito Comunista d'Italia nel 1942, si laureò in Filosofia presso l'Università di Firenze nel 1944. Nello stesso anno, il fratello Gianfranco Mattei,[3] docente e ricercatore di chimica al Politecnico di Milano, anch'egli antifascista iscritto al Partito Comunista e appartenente ai GAP di Roma, si tolse la vita nella cella di Via Tasso, a Roma, per non cedere alle torture inflittegli e non rischiare, quindi, di rivelare i nomi dei compagni.
Teresa Mattei partecipò attivamente alla lotta per la Liberazione con il nome di battaglia di partigiana Chicchi, soprattutto nelle cellule comuniste che operavano nella città di Firenze. A lei ed al suo gruppo combattente si ispirò Roberto Rossellini per l'episodio di Firenze del celebre Paisà.
Durante gli anni della Resistenza conobbe Bruno Sanguinetti, di origine ebraica, figlio di un magnate dell'industria alimentare, con il quale organizzò l'attentato a Giovanni Gentile.
Nel 1946 si presentò alle elezioni per l'Assemblea Costituente, candidata nel PCI, nel collegio di Firenze e Pistoia; eletta, fu la più giovane deputata al Parlamento. Nello stesso anno si sposò con Bruno Sanguinetti.[6]
Nel 1947 fondò, insieme alla democristiana Maria Federici, l'Ente per la Tutela morale del Fanciullo. Nel 1955 rifiutò la candidatura alle elezioni per la Camera dei deputati e venne quindi espulsa dal PCI per il dissenso maturato nei confronti della guida togliattiana.
Cinque anni dopo la morte del marito, avvenuta nel 1950, Teresa Mattei contrasse un nuovo matrimonio e diventò madre di quattro bambini, proseguendo la sua lotta in favore dei diritti delle donne e dei minori. Negli anni sessanta fondò a Milano, un Centro Studi per la progettazione di nuovi servizi e prodotti per l'infanzia.
Sempre negli anni sessanta iniziò ad occuparsi di ricerca cinematografica insieme a Marcello Piccardo e Bruno Munari. Dall'unione della sua grande passione per il cinema e della sua lotta per i diritti dell'infanzia, nacque la Cooperativa di Monte Olimpino, di cui divenne Presidente: un'associazione che fa realizzare ai bambini delle scuole elementari e degli istituti per handicappati dei documentari di cinema interamente frutto dell'impegno dei piccoli con l'aiuto dei loro insegnanti.
Trasferitasi definitivamente a Lari, in provincia di Pisa, fondò la Lega per il diritto dei bambini alla comunicazione. È scomparsa nel 2013 all'età di 92 anni; all'epoca del decesso era l'ultima donna vivente fra i partecipanti all'Assemblea Costituente.[7]

Vi scrivo da una Roma barricata

12.03.2013

http://www.noidonne.org

"Vi scrivo da una Roma barricata" Mario Bannoni e Gabriella Mariotti con illustrazioni di Caterina Cucchi

La Roma di metà Ottocento, le battaglie risorgimentali, uno straordinario personaggio femminile che a questa città e a questi momenti della nostra storia legò fortemente la sua vita


inserito da caterina cucchi


Mario Bannoni e Gabriella Mariotti
VI SCRIVO DA UNA ROMA BARRICATA
(Conosci per scegliere editrice)

L'Italia degli anni del Risorgimento con il suo fermento di movimenti liberali, la Roma del 1849 con l'Assemblea Costituente che proclama la Repubblica e che, fra le cannonate dei Francesi, elabora articoli che anticipano principi fondamentali della nostra Carta del 1948.
Su questo sfondo si svolge la vita in Italia di Margaret Fuller, partecipe degli ideali libertari che correvano fra i patrioti e coinvolta negli eventi esaltanti e drammatici di quegli anni. Il Grand Tour di questa trentaseienne intellettuale di Boston, scrittrice e critica letteraria, autrice di un testo femminista, corrispondente della New York Daily Tribune, prende nel nostro paese una piega inaspettata e dà una svolta decisiva alla sua vita. Gli anni dal 1847 al 1850 sono per lei densi di emozioni, avvenimenti, problemi e conflitti, di esperienze forti felici e dolorose. Tutto ha il suo epilogo con la morte in mare nel naufragio del veliero che nel 1850 la riportava in patria insieme al compagno, il marchese Ossoli, incontrato casualmente a Roma, e al loro bambino di neppure due anni.
Il libro inizia con la cronaca di questa tragedia del mare ricostruita su un documento dell'epoca, il servizio che un inviato della Tribune manda a caldo al giornale di cui la Fuller era stata tra i principali redattori. Poi, a ritroso, ripercorre la vita in Italia della giornalista, dal suo primo arrivo a Genova nel marzo del 1847, alle tappe successive a Napoli e a Roma, la Roma dell'inizio del pontificato di Pio IX, il papa liberale. Il Tour prosegue poi nell'Italia centro-settentrionale ma sempre, per lei, con la nostalgia della città eterna che l'ha incantata, dove non può non tornare. Lo fa, cambiando i suoi programmi, proponendosi un soggiorno di almeno sei mesi e contando sugli introiti dei reportage che invia regolarmente al giornale di New York: politica, note di costume,arte, paesaggi naturali, incontri con intellettuali e patrioti.
A Roma ritrova anche il giovane marchese Giovanni Angelo Ossoli, conosciuto nella primavera precedente. Ed è amore, benché vissuto tra mille perplessità: lui molto più giovane, poco colto, ingenuo, non una solida spalla su cui appoggiarsi soprattutto quando arriva un'inaspettata gravidanza. Una gravidanza troppo trasgressiva anche per l'evoluta, femminista Margaret Fuller, rischiosa per il marchesino Ossoli al quale può comportare l'ostracismo da parte della sua famiglia rigidamente papalina. Margaret si allontana da Roma, sono mesi di solitudine tra l'Aquila e Rieti. Poi la separazione dal bambino, lasciato a balia, per la necessità di tornare a Roma a riprendere il suo lavoro di giornalista, al riparo da chiacchiere e condizionamenti. Ma a Roma stanno accadendo ora quegli eventi straordinari che la democratica Fuller auspicava. Dopo il declino e la fuga del papa un'Assemblea Costituente proclama la Repubblica, Mazzini è a capo del governo. Le minacce delle potenze cattoliche filopapali non tardano, ma in prima fila è la stessa Francia repubblicana che attacca e assedia Roma. Il marchese Ossoli è a combattere sulle mura, Margaret ad assistere i feriti negli ospedali con il Comitato organizzato dalla Belgioioso. I suoi reportage diventano drammatici servizi da inviata su un campo di battaglia.
Dopo l'inevitabile capitolazione della città, Margaret e Ossoli lasciano definitivamente una Roma occupata dai Francesi e di nuovo in mano ai clericali. Con il bambino passano alcuni mesi a Firenze, quindi, fra mille dubbi e oscuri presentimenti di morte, il ritorno in patria.
Molto si è scritto su Margaret Fuller negli Stati Uniti, poco in Italia dove il suo nome è noto a una ristretta cerchia di studiosi. Eppure è un personaggio straordinario, che ha amato il nostro paese come una seconda patria, condividendo con passione le istanze di riscatto e di libertà per cui allora tanti giovani combattevano e morivano.
Gli autori hanno approfondito diversi aspetti delle vicende degli ultimi anni della giornalista americana con particolari inediti anche relativi alla famiglia Ossoli. Il racconto si intreccia continuamente con la storia dell'Italia e, pur basandosi in gran parte su citazioni dai reportage e dalle lettere della Fuller, o su documenti d'epoca, vuol mantenere un andamento discorsivo e di facile lettura. Potrà rendere più popolare questa donna moderna di 150 anni fa, fragile e combattiva, amante della cultura classica e impegnata al tempo stesso sui temi politici e sociali, sempre schierata dalla parte dei più deboli in nome dei diritti fondamentali di dignità e di giustizia? Anche oggi, forse oggi soprattutto, in tempi di ideali da recuperare su diversi versanti ha molto da dirci.

 

Gli autori
Mario Bannoni, vissuto per diversi periodi negli Stati Uniti e conquistato dalla figura di Margaret Fuller incontrata in uno dei numerosi scritti che la sua patria di origine le ha dedicato, ha condotto attente minuziose ricerche per ricostruire vicende, incontri, rapporti vissuti da Margaret Fuller in Italia, con particolare riferimento al suo compagno, il marchese romano Giovanni Angelo Ossoli.
Gabriella Mariotti, insegnante di lettere per una vita e appassionata di storia, ha dato struttura narrativa a questo ricco materiale, raccontando le esperienze di un’intellettuale femminista “inviata di guerra” di 150 anni fa, innamorata dell'Italia e dei grandi ideali libertari di quell'epoca.

(09 Marzo 2013)s March 2012

 

La rivoluzione della luna

April 22, 2013

http://www.unita.it/foto/photogallery-culture/donna-eleonora-la-viceregina-br-che-aiuto-i-deboli-1.487400

Di Salvo Fallica 7 marzo 2013

La rivoluzione della luna è un romanzo ambientato nel Seicento, nel 1677 per l’esattezza, che contiene manzonianamente delle riflessioni critiche anche sul mondo contemporaneo, sulle lotte di potere e sui meccanismi del potere, sul coraggio delle riforme e sulla possibilità che attecchiscano solo se legate alle esigenze concrete delle persone in carne ed ossa, ispirate da una visione illuminata ed egualitaria.

E la sensibilità femminile del Vicerè diventa elemento fondamentale di identificazione fra legge ed esigenza di giustizia, fra principio e prassi. È un libro profondo La rivoluzione della luna, uno dei più bei romanzi camilleriani, ed è forgiato con una struttura linguistica che è un esempio straordinario di fusione di linguaggi, e non solo per la freschezza vitale della mistione di italiano e dialetto, o meglio dialetti, intrisi di termini arcaici e di altri creati ex novo, ma anche per la formidabile versione italo-spagnola della parlata della viceregina donna Eleonora di Mora.

Una figura realmente esistita, Eleonora de Moura, vedova del Vicerè don Angel de Guzman, marchese di Castel Roderigo. Camilleri, così come in precedenti romanzi storici, parte da un fatto accertato e poi rielabora in maniera originale la vicenda. Del resto, partendo da episodi minori, sui quali vi è pochissima bibliografia, la sua fantasia prolifica diventa dimensione d’invenzione, ma con un rigore razionale nella ricostruzione che riesce a dare luce a fatti che altrimenti cadrebbero nell’oblio.

La vivacità della sua narrativa, permeata da ironia critica, dà freschezza e immediatezza agli eventi, nella parte iniziale del romanzo è esilarante la descrizione dell’incedere del Vicerè che si avvia a presiedere il Sacro Regio Consiglio. «Non era facili per lui cataminarisi. Data la grassizza delle cosce, per fari un passo, non potiva portari il pedi in avanti come voli natura ma doviva spostari prima tutta la gamma di lato e po’ avanzari il pedi».

Un Vicerè ammalato del quale i consiglieri si prendono gioco, giungendo al punto che accortisi della sua morte, continuano con la seduta per far approvare delle norme a favore dei loro interessi e dei loro amici. Leggi che il Vicerè in vita, nonostante le difficoltà legate alla sua malattia, non avrebbe mai fatto approvare. Son sicuri di farla franca nel loro inganno perché controllano i gangli del potere, perché il loro clientelismo è cosi diffuso da distorcere i normali meccanismi del funzionamento delle istituzioni.

Perché non immaginano che qualcuno possa scoprirli e fermarli, del resto sono abituati a commettere ogni forma di abuso e di ingiustizie, coprendole con collusioni e corruzioni. Ma anche per loro giunge l’ora della giustizia, anche per gli intoccabili. E la giustizia prende la forma di una donna, la marchesa Eleonora di Mora, che Camilleri delinea così: «La picciotta che lo stava a taliare aspittanno che parlasse era nìvura di capilli, àvuta, slanciata, aliganti, vistuta alla spagnola. Il meglio pittori che c’era supra alla facci della terra non avrebbi mai saputo pittarla com’era».

E la bellissima viceregina è anche dotata di una intelligenza fuori dal comune, da una capacità di osservatrice acuta, e sa anche governare. Prende subito in mano le redini del governo, riesce a mutare la composizione dell'intero Sacro Regio Consiglio, fa punire gli ex consiglieri per le loro colpe, riesce a far restituire le ricchezze illecitamente accumulate. Ma la sfida più difficile la deve combattere contro Turro Mendoza, l’arcivescovo di Palermo, il capo della Chiesa siciliana.

Uomo potente, astuto, furbissimo, manipolatore dell'opinione pubblica attraverso le sue prediche dal pulpito della cattedrale, riesce pure ad organizzare manifestazioni di piazza contro la viceregina. Ma donna Eleonora riesce ad anticipare od a controbattere ad ogni sua mossa, e con riforme eque a vantaggio dei ceti deboli, quali il dimezzamento delle tasse sul grano con conseguente diminuizione del prezzo del pane, conquista la fiducia di moltitudini di gente. Ed ancora, agisce su quello che oggi definiremmo welfare, aiuta le orfane, le donne in difficoltà, i più deboli, i disagiati, con riforme vere. E cosa non irrilevante finanzia le nuove uscite con i soldi recuperati dalla corruzione, dai potenti che evadevano le tasse del Regno. Il vescovo Mendoza contrattacca, cerca cavilli, ma ha degli scheletri nell'armadio, accuse di nefandi crimini versi due bambini del coro della cattedrale.

Donna Eleonora con la collaborazione del protomedico, i nuovi consiglieri, il Capitano di giustizia, e quello che potremmo definire un antenato del commissario Salvo Montalbano, delegato alle indagini sul campo, Torregrossa, riesce a far emergere i crimini dell'arcivescovo che cade su una provata accusa di essere mandante di un omicidio. Anche le potenti protezioni delle quali aveva goduto si sciolgono come neve al sole. Anche per il vescovo Mendoza si aprono le porte del carcere.

Ma una operazione del vescovo va in porto, il Papa ha chiesto al Re di Spagna di destituire la viceregina perché in quanto donna non può essere «il Legato nato», del Papa. La marchesa Eleonora tornò in Spagna, ma le leggi e le decisioni da lei assunte non decaddero per volontà del Re. La rivoluzione fu breve ma la viceregina nel romanzo camilleriano riesce a far condannare il vescovo, non per vendetta, ma per giustizia...

 

 

http://video.corriere.it/andrea-camilleri-nel-mio-nuovo-libro-eroina-seicento/bcaec65c-8666-11e2-8496-c29011622c49

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